genere: Heavy metal
anno: 2019
etichetta: Blaze Bayley Recordings
Live in France – uscito sia in formato doppio CD, qui in analisi, che in formato doppio DVD, che analizzeremo in una successiva recensione – è il coronamento della trilogia (con pedissequi tour a supporto) Infinite Entanglement, che ha visto impegnato Blaze Bayley negli ultimi anni.
Lo show è stato registrato il 26 Maggio 2018 a Chez Paulette, a Pagney-Derriere-Barine, vicino Nancy, in Francia, e segue di cinque anni il DVD Live in Prague (con la medesima formazione) e di dieci anni il CD / DVD The Night That Will Not Die.
La prova è – come al solito – energica, potente ed emozionale e – oltre alla consueta prestazione generosa del singer – è degna di nota l’esecuzione della backing band, composta da Chris Appleton (chitarra e cori), Karl Schramm (basso e cori) e Martin McNee (batteria), tutti appartenenti agli Absolva.
A completare la formazione attuale degli Absolva, sale sul palco, quale ospite, Luke Appleton, anch’egli chitarra e cori.
La scaletta proposta si concentra quasi esclusivamente sugli ultimi tre dischi, dai quali sono estratte 15 canzoni delle 20 totali (6 da Infinite Entanglement, 4 da Endure and Survive e 5 da The Redemption of William Black).
A completare la setlist, un solo estratto dalla restante carriera solista del cantante di Birmingham (Silicon Messiah, dall’esordio) e quattro tracce dall’immancabile periodo Maiden.
Un’ultima considerazione in merito alla scelta dei brani è relativa a come vengano prediletti i brani veloci e diretti estratti dalla trilogia a scapito dei brani più epici e lunghi, che sono stati suonati nel tour di quest’anno e che (a quanto pare) troveranno spazio in un prossimo live album / DVD.
Il pubblico presente – presumibilmente non molto numeroso, data la ridotta capacità della location, molto accogliente ma non particolarmente estesa – è molto caldo, come già evidenziato dalla partecipazione mostrata già nell’evocativa intro strumentale, in cui Bayley chiarisce le proprie intenzioni (“Je m’appelle Blaze Bayley, I am here to destroy Chez Paulette!”) che precede le prime tre veloci tracce, suonate di seguito, senza dare fiato all’ascoltatore (Redeemer, Are you here e la maideniana Futureal).
Dopo la presentazione della trilogia, seguono la più cadenzata (quanto meno, nella prima parte) The first true sign e l’epica Silicon Messiah (come detto, unica traccia solista di Bayley esterna alla trilogia presente in scaletta).
Si torna alla trilogia con Dawn of the dead son, che riporta la band a ritmi più serrati, rallentati solo nel ritornello, che rimangono alti anche in questo secondo terzetto di canzoni tirate (comprendente anche Escape velocity e Fight back), sempre suonato tutto d’un fiato.
Anche Prayers of light viaggia su binari di potenza ed urgenza, a differenza della seguente robusta riproposizione di Virus.
Il secondo CD si apre con un sincero ringraziamento di Bayley al proprio pubblico, che gli rende possibile la produzione dei propri album, seguito da Independence, uno dei migliori brani della trilogia.
Immortal one ed Human, suonate anch’esse senza soluzione di continuità,ci regalano altre scariche di energia ed adrenalina.
Ulteriore brano di rilievo dalla trilogia è il seguente Calling you home, dedicato al locale Chez Paulette ed al pubblico presente, seguito, come di consueto, senza lasciare respiro alcuno, da Endure and survive, anch’essa tiratissima.
La sempre discussa The angel and the gambler viene riproposta in una convincente ed estesissima versione irrobustita e velocizzata, all’interno della quale è dato spazio agli assoli di tutti gli strumenti (nell’ordine: batteria, basso e chitarra), vengono presentati i singoli membri della band e viene fatto cantare il pubblico.
Ultima canzone del periodo Maiden è l’immancabile Man on the edge, la cui introduzione è allungata con un lungo feedback, prima dell’inizio della parte veloce.
A thousand years tiene alta la tensione nell’incandescente finale di show che, dopo una breve pausa, ci regala le conclusive Infinite entanglement e Dark energy 256.
In conclusione, ottimo show, che punta più sull’energia e la passione che su altri elementi ma, in fondo, ciò è tutto quanto si può richiedere ad un’esibizione di Blaze Bayley che, come il buon vino, con il trascorrere degli anni ha affinato la propria prestazione e fortificato la propria personalità on stage senza sacrificare un briciolo della propria sincerità e della propria carica emozionale.
Certamente positiva la prova della sezione ritmica, con il torrenziale Martin McNee ed il preciso Karl Schramm, anche se, dal punto di vista meramente strumentale, una nota di merito va a Chris Appleton, vero contraltare di Bayley, che dimostra ancora una volta tutta la sua abilità.