genere: Symphonic Metal
anno: 2019
etichetta: Nuclear Blast

La risposta italiana agli Epica e ai Kamelot sorge, come l’araba fenice in copertina, dalle ceneri del progetto Luca Turilli’s Rhapsody, e prende forma sotto il moniker Turilli / Lione Rhapsody, progetto nato dal rinnovato sodalizio artistico tra il chitarrista Luca Turilli e il cantante Fabio Lione e autore del debut album Zero Gravity (Rebirth and Evolution), uscito a luglio 2019 per Nuclear Blast.

Diversamente dalla “creatura gemella” dei Rhapsody, questa nuova band vuole infatti evolversi partendo da quelle sonorità classiche, pomp e fantasy tanto care all’ex compagno Alex Staropoli, per giungere a un symphonic metal moderno e dal gusto progressivo, ricco di orchestrazioni cinematografiche, fantascientifico e filosofico, che tanto assomiglia a quello forgiato dagli olandesi Epica nel loro più recente passato. Il songwriting elaborato di questo disco piace, fin dal primo ascolto, e la prova tecnica di tutti gli interpreti è ottimale, con menzione particolare proprio per i due leader, sugli scudi l’uno alla voce, l’altro alla chitarra.  Ma sono decisamente in palla anche gli altri componenti, con Dominique Leurquin autore di una serie di riff tecnici ma melodici davvero mozzafiato, e Patrice Guers al basso e Alex Holzwarth alle pelli capaci di tirare su un muro sonoro e ritmico di primissimo livello.

Quello che un po’ delude è la proposta musicale in se, che viene appunto definita a più riprese come evoluzionaria, ma che sarebbe tale solo se interpretata nell’ottica compositiva dei due autori, loro sì sotto certi aspetti definibili come nuovi a queste stilistiche moderno-progressive. Difficile invece parlare così a livello generale visti i tanti – tantissimi – punti in comune con il sound dei già citati Epica e Kamelot, che vengono praticamente riproposti in modo piuttosto evidente già nel secondo brano del disco D.N.A (Demon and Angel), dove la voce ospite della brava Elize Ryd va praticamente a sostituire quella della Simmons su basi strumentali Epica-style. Di fatto però, già la opener Phoenix Rising mi aveva ricordato e i Kamelot, e gli Evergrey, con questo senso di deja-vu che ho ritorvato come costante lungo l’intero minutaggio del disco, con particolare riferimento a canzoni quali Zero Gravity e Multidimensional.

Molto meglio allora, ed è da qui che ripartirei per il futuro proseguo del progetto, Decoding the Multiverse, un bel brano progressivo dal gusto tanto power/symphonic, quanto neoclassico, per non parlare del finale affidato a tracce come la romantica e ricamata ballad sinfonica (in italiano) Amata Immortale, al progressive moderno in senso sempre sinfonico di I Am, e soprattutto all’ottimo commiato di Arcanum (Da Vinci’s Enigma), per me canzone simbolo dell’opera – o meglio, di dove dovrebbe andare a parare una produzione come questa – e massima espressione del talento di questi due artisti italiani.

IN CONCLUSIONE

Zero Gravity (Rebirth and Evolution) è un bel disco symphonic metal tricolore, che da però il meglio di se quando si allontana dai soliti cliché del power/progressive moderni e si immerge in sonorità sinfoniche classiche, riviste – queste sì – sotto una nuova veste compositiva.

Tra le varie uscite ascoltate recentemente figlie dello storico nome Rhapsody, questa per me rimane comunque la migliore. Un buon punto di partenza per quello che verrà.